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Altre notizieDa questa pagina è possibile scaricare alcuni documenti utili par la redazione della Tesi di Master.
Achivio delle Tesi di Master discusse nelle edizioni precedenti.
Le tesi elencate sono disponibili come file in formato Adobe Acrobat (PDF).
Per ottenere una copia, è sufficiente scrivere una e-mail a faunahd@uagra.net.
Immerso nello splendido scenario delle Alpi italiane, il Giardino Botanico Alpino Viote del Bondone rappresenta un prezioso scrigno di biodiversità alpina, custode di specie vegetali che testimoniano la delicata bellezza e la straordinaria resilienza di questo ecosistema.
La presente tesi si propone di approfondire la conoscenza di questo santuario botanico, analizzandone la storia affascinante, i variegati ecosistemi che ospita e il suo solido impegno per la salvaguardia della flora alpina.
Il lavoro si concentra, inoltre, nell'ambito della comunicazione: attraverso un'analisi delle strategie attualmente implementate dal Giardino e dei dati relativi all'affluenza dei visitatori, vengono individuate aree di miglioramento. Traendo ispirazione dalle best practices di comunicazione adottate da altri giardini botanici alpini, la tesi propone un piano di comunicazione organico e multicanale incentrato sull'efficacia della fotografia naturalistica.
Sfruttando il potere universale e inclusivo delle immagini e la capacità di raccontare storie attraverso uno storytelling d’impatto, il piano prevede la realizzazione di una mostra permanente che possa mettere in luce lo splendore del Giardino, accrescendo il coinvolgimento dei visitatori e, al contempo, promuovendo una più profonda consapevolezza e apprezzamento per l'ambiente alpino.
L'esposizione, caratterizzata da un design inclusivo e multilinguistico, garantirà l'accessibilità a un pubblico eterogeneo, favorendo la tutela ambientale e ispirando le generazioni future.
Questo studio esplora il ruolo cruciale della comunicazione nel creare un legame tra le aree naturali protette e le comunità locali.
In un’epoca definita come la società della conoscenza, caratterizzata da un accesso senza precedenti all’informazione e da una crescente consapevolezza delle questioni ambientali, è fondamentale esplorare come la comunicazione possa essere utilizzata per promuovere un’interazione armoniosa tra l’uomo e la natura, assumendo un ruolo centrale nel facilitare la comprensione e l’apprezzamento del valore intrinseco e dell’importanza delle aree naturali protette.
Partendo dalle riflessioni ed evidenze emerse durante l’esperienza di tirocinio presso il Parco Naturale Adamello Brenta (Val Rendena, Trentino) questo studio si prefigge di esplorare strumenti e attività di comunicazione delle aree naturali protette per valutare se sono effettivamente rivolte alle comunità locali.
Impiegando un approccio multidisciplinare, sono state analizzate le sfide specifiche della comunicazione che gli enti gestori delle aree protette devono affrontare per promuovere la consapevolezza ambientale e la gestione sostenibile delle risorse naturali. Mettendo a confronto le attività di comunicazione condotte tipicamente da un parco naturale nell'arco di dieci anni con le percezioni ed livello di conoscenza delle persone residenti raccolte tramite un sondaggio dedicato, siamo giunti ad una serie di considerazioni e riflessioni che aiutano ad individuare i gap per una comunicazione efficace e le possibili aree di miglioramento. L’azione di ricerca pone come obiettivo il miglioramento delle modalità di coinvolgimento delle popolazioni locali per avvicinarle - con rigoroso supporto scientifico - ai temi della conservazione naturale e della biodiversità, promuovendo la sostenibilità ambientale e la riduzione dell’impatto antropico.
Al termine dell'attività di analisi i risultati e le considerazioni di carattere personale sono riassunti in un modello preliminare per la gestione efficace della comunicazione nella società della conoscenza. Questo modello vuole essere la base per ulteriori riflessioni affinché la comunicazione assuma un ruolo centrale nel facilitare la comprensione e l’apprezzamento del valore delle aree naturali protette, tracciando nuove strategie e modalità comunicative. Si auspica che i risultati di questo studio possano diventare un pratico supporto per coloro che si occupano di gestione delle aree protette nell’individuare nuove strategie di comunicazione applicabili presso i propri enti.
La diffusione delle specie aliene invasive causa gravi danni ad ecosistemi, attività economiche e salute oltre ad essere la seconda causa di perdita della biodiversità dopo il consumo di suolo.
Una delle azioni per contrastare questo fenomeno è la sensibilizzazione della cittadinanza attraverso l’informazione riguardo alla problematica e la formazione di una consapevolezza circa le piccole azioni di contrasto che ogni cittadino può mettere in atto per ridurre la diffusione delle specie aliene invasive.
Questo è lo scopo della mostra “Alieni. La conquista dell’Italia da parte di piante e animali introdotti dall’uomo” curata da Francesco Tomasinelli e Raffaella Fiore, oggetto di un rinnovamento, a distanza di sei anni dalla prima edizione, a cui la sottoscritta ha partecipato insieme ad Erica Segale come tirocinante per il master Fauna & Human Dimension.
La diffusione delle specie aliene è un fenomeno in continua evoluzione e per questo è stata necessaria una revisione dei contenuti della mostra. Nello specifico mi sono occupata dei testi dei nuovi pannelli e dei contenuti di un gioco fruibile da schermo touch introdotto nella nuova edizione.
Inoltre per questo lavoro di tesi ho progettato i questionari somministrati ai visitatori prima e dopo aver visitato la mostra per indagare i cambiamenti nella loro conoscenza e nella loro consapevolezza. Dall’analisi degli stessi è emersa una buona consapevolezza iniziale soprattutto nei giovani adulti che è aumentata per tutte le fasce d’età dopo la visita alla mostra.
La tesi riporta, commenta e contestualizza una serie di articoli scritti e pubblicati per Pikaia, il portale dell'evoluzione, relativi alla dimensione acustica della fauna.
Il Giardino Botanico Alpino Viote, situato in un contesto paesaggistico di rara bellezza, rappresenta un'oasi di biodiversità alpina. La sua mission si articola in quattro pilastri fondamentali: conservazione, educazione, ricerca e divulgazione. La principale criticità del Giardino è la mancanza di un rimando diretto dal giardino botanico del MUSE, Museo delle Scienze di Trento, al quale è affiliato. In quest'ottica, il presente lavoro di tesi esplora il potere del visual storytelling come strumento innovativo per la comunicazione e la valorizzazione del Giardino. L'analisi si concentra sul ruolo della fotografia naturalistica e dell'illustrazione botanica nella comunicazione visiva, con particolare attenzione all'impiego di queste tecniche nella creazione di una mostra permanente.
L'era digitale ha rivoluzionato il modo di comunicare, rendendo il visual storytelling un mezzo potente e immediato per catturare l'attenzione e trasmettere messaggi complessi in modo accessibile ed emozionante. Il suo utilizzo strategico permette di raggiungere un pubblico più ampio e diversificato, favorendo la sensibilizzazione e l'educazione ambientale.
La fotografia naturalistica, con il suo linguaggio universale, si configura come strumento eccezionale per raccontare la bellezza e la fragilità della flora e della fauna alpina. Parallelamente, l'illustrazione botanica, con la sua precisione scientifica e il suo fascino artistico, offre una visione dettagliata e accurata delle specie vegetali.
La tesi propone la realizzazione di una mostra permanente presso il Giardino Botanico Alpino Viote, sfruttando il potere del visual storytelling. Attraverso l'utilizzo di pannelli esplicativi, fotografie di alta qualità e illustrazioni botaniche, la mostra guiderà i visitatori alla scoperta delle meraviglie del Giardino, approfondendo i temi della conservazione, della biodiversità e dell'importanza del rispetto per l'ambiente. Il visual storytelling, impiegato in modo creativo e strategico, rappresenta una risorsa preziosa per la comunicazione del Giardino Botanico Alpino Viote. La mostra permanente, frutto di questo lavoro di tesi, si propone di educare, sensibilizzare e ispirare i visitatori, promuovendo la conoscenza e la tutela del patrimonio naturale alpino.
Dalle radici del progetto Habitat trees: home for biodiversity tra l’Università Milano Bicocca e la Foundation Maison du Monde è nato questo studio di comunicabilità sociale della scienza. Nella primavera del 2023 si è concluso il progetto iniziato nel 2022 che ha visto i ricercatori dell’Università impegnati a monitorare la biodiversità verticale di 6 alberi vetusti nel contesto del Parco cittadino Indro Montanelli di Milano.
La Human Dimension si prefigge come obiettivo quello di scandagliare e comprendere i valori, le attitudini e le opinioni del pubblico coinvolto su un tema. Per sensibilizzare la società sui temi della corretta gestione del verde cittadino e del ruolo ecologico degli alberi senescenti in ambito urbano si è pensato di ideare uno spettacolo teatrale.
I due strumenti scelti per comunicare la scienza sono stati la narrazione (storytelling) e il visual storytelling. In data 23 settembre 2023 è stato realizzato un evento di reading teatrale aperto al pubblico, con l’ausilio di fotografie naturalistiche a supporto del racconto.
È stato compiuto uno studio di identificazione delle tematiche scientifiche più idonee a sensibilizzare la comunità, i tecnici agroforestali e le amministrazioni pubbliche al fine di incrementare la conoscenza e la consapevolezza sul ruolo degli alberi vetusti nel preservare la biodiversità in ambiente urbano. Con questo spettacolo abbiamo provato a raccontare delle implicazioni politiche, economiche e culturali legate al tema degli alberi secolari in città e più in generale degli alberi in contesto urbano. Abbiamo cercato di coinvolgere i cittadini per renderli consapevoli e partecipi dei risultati che si ottengono nel mondo della ricerca scientifica e delle conseguenze che questi possono avere ai vertici decisionali, anche attraverso le loro azioni e il loro ruolo nella società.
Lo spettacolo teatrale ha richiamato più di 60 persone nell’arco della giornata dell’evento. Il pubblico è stato invitato, al termine della performance, a compilare un sondaggio allo scopo di osservare il raggiungimento degli obiettivi prefissati. La comunità di cittadini è stata spinta a conoscere le battaglie compiute all’interno del loro Parco cittadino, insieme ai risultati del progetto BioTreeversity.
La gente si è interessata e meravigliata alle ricadute pratiche, alle incertezze che alimentano il confronto o che gravano sulle stesse conoscenze scientifiche. Il conflitto è risultato un importante motore della narrazione. Spesso gli stakeholders non sanno di poter manifestare il diritto di essere tali, soprattutto quando il loro interesse nasce o deriva da azioni di gestione mai sperimentate in precedenza. La comunicazione esterna della scienza quindi, contribuisce in maniera fondamentale a costruire l’immagine sociale della scienza stessa.
Dall’analisi della rassegna stampa di Lav emerge una narrazione spesso conflittuale e antropocentrica che ha il potere di incidere fortemente sul rapporto tra uomo e altri animali, la cui unica colpa è essere liberi.
La comunicazione teatrale può essere un buon mezzo per fare divulgazione scientifica? In questo lavoro si vuole cercare di fare luce sulla relazione che vi è tra teatro e scienza. Tutto nasce dall’esigenza di divulgare alla comunità i risultati di una ricerca condotta dall’Università di Milano-Bicocca sulla biodiversità verticale associata agli alberi maturi presenti in ambiente urbano. Si è pensato quindi di utilizzare, come mezzo per la diffusione di questi risultati, la comunicazione teatrale. Attraverso la collaborazione con due studentesse del master “Fauna e Human Dimension” dell’Università dell’Insubria, è stato realizzato un reading teatrale a due voci, dal titolo “Un condominio che non ti aspetti: dialogo col Platano e i suoi abitanti, la riunione di condominio più pazza dell’anno”, che ha avuto luogo il 23 settembre a Milano, presso i giardini pubblici “Indro Montanelli”.
Il teatro, così come la scienza, vuole rappresentare la realtà, e nel corso della storia questi due ambiti si sono spesso intrecciati. In particolare, con la rivoluzione del teatro di Goldoni, la rappresentazione teatrale prende spunto dalla realtà analizzandone le dinamiche sociali in maniera quasi “scientifica” e più realistica rispetto alla precedente Commedia dell’Arte, in cui i personaggi erano stereotipati. In tempi più recenti il teatro è stato invece utilizzato come forma per raccontare la scienza soprattutto nei contesti museali europei, aprendo, tuttavia, un dibattito. Alcuni sostengono che il teatro possa raccontare solo le vicende umane che accompagnano le scoperte scientifiche, poiché il rischio di trattare i concetti scientifici è quello di banalizzarli e, inoltre, lo scopo di intrattenimento potrebbe prendere il sopravvento su quello educativo. Ma è davvero così? Secondo altri pareri no, e questo progetto vuole indagare sulla possibilità di parlare di Natura intrattenendo il pubblico, ma informandolo anche sugli aspetti scientifici.
Il reading si serve dello storytelling per narrare le vicende che riguardano gli animali che vivono in un platano, facendo leva sul parallelismo condominio-albero. Attraverso l’espediente narrativo dell’assemblea condominiale, viene data voce ai diversi “inquilini” dell’albero e si raccontano le dinamiche ecologiche legate a questo ecosistema. Al termine della rappresentazione teatrale viene chiesto al pubblico di compilare un questionario. Dai risultati è emerso che è stata apprezzata la tecnica teatrale come forma innovativa ed efficace per raccontare la scienza, adatta ad un pubblico sia di adulti sia di bambini, mentre l’utilizzo dei travestimenti e delle immagini hanno aiutato a rendere questa “lettura informativa” non noiosa, ma giocosa e divertente.
Da questa prima esperienza si evince, quindi, che la comunicazione teatrale possa essere un buon mezzo per fare divulgazione e, allo stesso tempo, intrattenere.
Le specie Aliene invasive (IAS) sono tra le principali cause di perdita di biodiversità. È urgente agire per arginare questa problematica e per farlo è necessario che ci sia una maggiore consapevolezza del problema.
Nel 2017, l’Università degli Studi dell’Insubria, col supporto di Ispra e di Life Gestire, si affida ai curatori Francesco Tomasinelli e Raffaella Fiore, per promuovere una mostra itinerante proprio al fine di far conoscere le specie invasive aliene e le problematiche ad esse legate. A distanza di sei anni l’argomento della mostra è ancora attualissimo, tuttavia i contenuti necessitano di un aggiornamento.
Alla revisione per la seconda edizione prendono parte nuovi attori, tra cui due studentesse del Master Fauna e Human Dimension, che si occupano, sotto la supervisione dei curatori, di rinnovare i contenuti introduttivi che fanno da struttura portante al materiale esposto (fotografie, modelli, video, etc).
L’obiettivo di tale rielaborazione è restituire un quadro chiaro e aggiornato del tema e di aumentare la consapevolezza e la partecipazione da parte del pubblico, grazie alla ricerca dei dati e della letteratura più recenti e alla definizione di una filo narrativo. La mostra vuole lanciare un messaggio finale positivo, indicando le buone pratiche che possono essere adottate dai singoli cittadini.
Scopo finale della tesi è quello di indagare quanto efficace sia stata l’impianto comunicativo della mostra, analizzarne punti di forza e debolezza, e proporre nuovi suggerimenti per le edizioni future.
Questo lavoro si inserisce nell'ambito del Progetto "Orso e Formica - un viaggio tra scienza ed emozione": un'iniziativa multimediale che ha lo scopo di ispirare nelle persone una maggiore consapevolezza riguardo il valore ecologico e culturale dell'orso bruno in Appenino (Ursus arctos marsicanus). Si tratta di un sito web in cui immagini e storie dialogano con dati scientifici, per fornire agli utenti non solo una base di conoscenza, ma che ha soprattutto l'intento di coinvolgerli emotivamente stimolando l'interesse per la conservazione di questa specie.
Il lavoro svolto ha consistito nel progettare uno dei capitoli del sito - Le Voci dell'Orso - e nel realizzarne i contenuti testuali e audiovisivi. Le Voci dell'Orso è un capitolo dedicato al racconto delle persone la cui esperienza lavorativa e/o personale ha determinato condizioni di particolare prossimità e contatto con l'orso. Obiettivo della pagina è di indurre gli utenti a ragionare su due concetti chiave, che costituiscono l'ossatura di tutto il Progetto Orso e Formica: consapevolezza e coesistenza. A partire da una serie di interviste rivolte a diverse categorie di interesse, sono stati selezionati i contributi utili allo scopo del capitolo e montati in 5 diverse clip video. Gli interventi più coinvolgenti dal punto di vista emotivo sono stati inoltre montati in una clip corale, che raccoglie cioè i contributi di tutte le categorie di persone intervistate. Ogni video è accompagnato da un testo esplicativo, necessario a contestualizzare il ruolo che ciascuna categoria assume in relazione all'orso.
I risultati ottenuti sono in linea con le caratteristiche immaginate in fase di ideazione e progettazione, sia per quanto riguardo la fruibilità (durata e ritmo dei video e dei testi); sia per quanto riguarda la quantità e qualità delle informazioni fornite; sia per quanto riguarda il potere narrativo dei contenuti. Seppur lievemente, alcuni elementi critici hanno limitato la capacità narrativa di una parte dei contenuti audiovisivi prodotti. Tali elementi sono sia di natura tecnica, avendo a che fare con la costruzione del linguaggio audiovisivo (inquadrature, ambientazione, luce, audio ecc.), sia legati alle capacità e/o alle modalità comunicative degli intervistati.
In questo elaborato un'ampia introduzione illustra il contesto in cui nasce l'idea del Progetto Orso e Formica. Vengono riportati nel dettaglio obiettivi, materiali e metodi di lavoro e vengono presentati e discussi i risultati. La trattazione dei metodi include una disamina dei principi dello storytelling, la strategia di comunicazione sulla quale si basa l'intero Progetto e cui si ha fatto riferimento anche per la produzione dei contenuti oggetto di questo lavoro.
Perché leggere un libro di divulgazione scientifica e come si diventa un lettore di saggistica? Quali sono le caratteristiche che rendono un testo divulgativo accattivante? E cos’è lo stile di scrittura, ancora una volta declinato alla divulgazione? C’è un solo modo di scrivere e avere successo oppure no? E perché, infine, siamo così irrimediabilmente attratti dalle storie?
Sono, queste, alcune delle domande a cui si prova a dare risposta all’interno di questo lavoro. Non è ovviamente facile comprendere cosa renda un testo divulgativo – perché di questo si parla, lasciando quindi a margine i discorsi letterari – un buon testo divulgativo, sebbene, analizzando più nel dettaglio alcuni scritti, è possibile rintracciare qualche caratteristica comune.
Negli ultimi anni i rapporti fra scienza e società stanno cambiando radicalmente: la scienza sta entrando sempre più a fare parte delle nostre vite quotidiane. Le decisioni nell’ambito scientifico sono sempre più spesso il frutto di una complessa negoziazione tra una serie di soggetti sociali e sono anche sottoposte all’attenzione del grande pubblico, le cui opinioni si riflettono poi sul comportamento dei media e dei politici. La ricerca scientifica contribuisce al motore delle dinamiche culturali, sociali ed economiche. Di conseguenza, la qualità della comunicazione della scienza diventa un fattore essenziale di democrazia e di progresso. La scienza, al pari di arti come letteratura e musica, è un bene dell’umanità e, in quanto tale, deve appartenere a tutti; non si tratta di un tentativo segreto ed elitario, bensì è il metodo migliore che l’essere umano abbia a disposizione per rispondere a domande e bisogni fondamentali. La comunicazione quindi deve rendere la scienza accessibile anche ai “non addetti ai lavori”. Non tutte le persone possono essere esperte, ma tutti devono essere messi al corrente degli aspetti fondamentali che ci coinvolgono quotidianamente. Solo chi è informato può scegliere in maniera responsabile e razionale, e possedere le chiavi per smascherare “bufale” e difendersi dalla disinformazione.
Lo studio riguarda la proposta turistico-escursionistica di un ente di protezione ambientale: il Parco Nazionale della Val Grande. Lo scopo è stato quello di analizzare quanto svolto dall’ente nell’ambito del calendario della proposta escursionistica negli ultimi anni e collaborare con l’Ufficio Comunicazione del Parco nel miglioramento dell’offerta e della sua divulgazione. Lo studio si articola principalmente in quattro fasi:
Il settore del giornalismo e, più in generale, quello della comunicazione sono molto cambiati. Sono mutati i mezzi utilizzati per veicolare le notizie e informare il pubblico ed è cambiato anche il linguaggio e i paradigmi all’interno dello stesso mondo massmediatico. Le fonti di informazione si sono diversificate, rendendo il mondo sempre più accessibile e coinvolgendo il lettore nel processo informativo. Le notizie hanno acquisito una velocità impensabile per la carta stampata, la multimedialità è diventata una parola d’ordine, i social media sono entrati con prepotenza nel campo dell’informazione.
Tutto ciò non è una novità, ma rappresenta una conseguenza dello sviluppo tecnologico: se l’origine del giornalismo può essere fatta coincidere con l’inizio della stampa di quotidiani e periodici, una prima rivoluzione fu la diffusione della radio, seguita della televisione. Anche in quel caso mutarono linguaggi e codici comunicativi, adeguandosi al nuovo supporto. Con la diffusione di Internet prima e con quello dei social, dopo, una ulteriore rivoluzione comunicativa è in atto e richiede un nuovo aggiornamento del modo di fare informazione.
Vista, inoltre, la pervasività di questi nuovi mezzi di comunicazione, tutte le tematiche vengono coinvolte e anche la divulgazione scientifica e ambientale deve adeguarsi al cambiamento, sfruttando i nuovi canali e le nuove modalità comunicative.
E proprio l’analisi di una serie di articoli sugli animali e l’ambiente pubblicati su VareseNews, una testata locale online, presa come esempio del cambiamento descritto, rappresenta il cuore della presente tesi di Master.
L’obiettivo di questa tesi è quindi capire come il grande pubblico non specializzato, tipico di una testata online generalista come VareseNews, più interessato alla cronaca locale, che rappresenta il cuore di questo genere di pubblicazioni, reagisca a notizie di carattere ambientale, di portata nazionale o, addirittura, internazionale.
Per ottenere questo scopo si è cercato di fornire una lettura dei fattori che hanno influenzato i parametri che verranno di seguito analizzati, e di capire se i dati e i risultati ottenuti siano più o meno in linea con quanto descritto nella bibliografia circa il rapporto tra il pubblico generalista e la divulgazione di tematiche scientifiche e ambientali, nello specifico attraverso la pubblicazione su una testata locale online.
Si sono poi sono estesi gli obiettivi di questo lavoro di ricerca spingendosi verso l’analisi del rapporto sempre più stretto – e irrinunciabile, nonché inevitabile – che intercorre tra le testate giornalistiche classiche o online con i social media, compreso l’utilizzo che le prime fanno di questi ultimi. È stato infine analizzato, a tal proposito, l’aspetto linguistico che caratterizza gli utenti di queste piattaforme social, anche in riferimento ad articoli di stampo ambientale e naturalistico.
A questo proposito, per inquadrare l’ambito di studio, la parte introduttiva del testo ripercorre la storia del giornalismo online nel mondo e in Italia, scendendo poi a una realtà locale interessante, dinamica e innovativa qual è VareseNews, cercando anche di trovare, nei contesti socioculturali che hanno fatto da sfondo alla rivoluzione digitale, le ragioni dello sviluppo, della attuale fisionomia del web journalism. e del rapporto con i social media.
Infine, dopo una breve storia della divulgazione scientifica, sono state fatte alcune osservazioni sulla polarizzazione e sul negazionismo scientifico, basandosi sulle opinioni di esperti del settore, analizzando il legame tra questi aspetti e l’evento che più ha segnato la storia della moderna comunicazione della scienza, la pandemia di Covid 19.
Le attività svolte si sono concentrate sulla stesura di articoli e interviste, inerenti a tematiche riguardanti la salute umana e animale, il concetto di One Health, l’inurbamento della fauna e le specie aliene invasive. Gli articoli sono stati anche condivisi sulla pagina Facebook del giornale.
I risultati ottenuti confermano i trend generali evidenziati nei primi due capitoli. Emergono infatti una certa sfiducia nel dato scientifico e una sorta di insofferenza verso tutto ciò che può rappresentare elemento di preoccupazione per la salute, a fronte, però, di un livello generale di gradimento dell’informazione scientifica proposta.
Il lavoro ha anche permesso di evidenziare che la divulgazione scientifica e ambientale può trovare terreno fertile nel pubblico delle testate locali ma deve rispettare i codici comunicativi richiesti da questo ambito particolare.
Citizen science is a widely used practice used in many science and biology projects to gather and share observations and data, but reaching the right audience is essential to successfully achieve specific goals. The “Butterfly Migration” project is a citizen science program that seeks building and consolidating a worldwide community of observers to contribute occurrences records of migratory butterflies. Butterfly migration is a poorly studied phenomenon that has long fascinated scientists and may strongly benefit from an extended network of observers. The project aims at sharing and optimizing protocols that can be useful for further research and field observation. In this thesis, I will analyze the requirements, objectives, and practices of the Butterfly Migration project and contribute a set of elements and practices for the project to thrive. By using different tools such as social media, workshops, and personalized interaction with currently active and putative collaborators, it is proposed a communication plan to reach the right audiences and engage with participants of the project.
Spesso il cinghiale (Sus scrofa) si trova al centro dell’attenzione a causa della sua larga diffusione, del suo valore venatorio, della sua importanza economica o per i danni causati all’agricoltura e agli ecosistemi naturali. Recentemente è stato sotto i riflettori dei mass media a causa della Peste Suina Africana (PSA), patologia veicolata dalla specie che potrebbe coinvolgere anche i maiali allevati, con danni economici rilevanti. Infine, non sono ormai più eventi rari le “incursioni” del cinghiale in ambito cittadino, che interessano un numero non trascurabile di città italiane.
Da specie a rischio di estinzione ad inizio del secolo scorso, attualmente la popolazione di cinghiali in Italia è aumentata sistematicamente, tanto che oggi rappresenta l’ungulato più presente nel nostro Paese, sia in termini di distribuzione sia di numero di individui.
L’enorme incremento, dovuto sia a fattori naturali sia antropici, comporta non poche conseguenze, soprattutto a livello sociale. La Human Dimension connessa al cinghiale, e il netto schieramento di opinioni che genera, sono dovuti al fatto che la specie è obiettivo di svariati interessi, talvolta in antitesi tra loro, che spaziano dall’agricoltura alla sicurezza alimentare, dall’ambiente alle attività ricreative – come la caccia – a quelle animaliste e ambientaliste, tutte però connesse alla sfera decisionale politica.
Il Parco Regionale Campo dei Fiori è un’area protetta in cui il cinghiale è presente da almeno 20 anni ma, anche in questo contesto, ha subito un drastico incremento negli ultimi anni. Secondo le recenti suddivisioni del Territorio Agro-Silvo-Pastorale regionale (DGR n. XI/273 del 28.06.2018) il Parco è risultato idoneo alla presenza del cinghiale. Dallo studio che il Parco ha effettuato sulla specie nel 2019, è però emersa una situazione di squilibrio ecologico nell’area di Parco Naturale. In particolare le criticità maggiori riguardano la conservazione di specie e habitat d’interesse comunitario ai sensi della Direttiva Habitat 92/43/CEE, come l’Habitat 6210* - Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrati calcarei (Festuco-Brometalia). I danni che lo studio evidenzia interessano però anche le aree umide presenti nel Parco e le specie ad esso connesse.
Per riportare ad una situazione di equilibrio ecologico, l’Ente Parco può ricorrere a prelievi faunistici ed abbattimenti selettivi esclusivamente nel territorio di propria competenza, cioè nel Parco Naturale (Legge 394 del 91 art.22 comma 6). Il Parco Campo dei Fiori ha pertanto deciso di predisporre e attuare un Piano Pluriennale per il Controllo del Cinghiale (PPCC), uno strumento di gestione faunistica per la riduzione dei danni ecologici tramite la riduzione numerica dei capi. Il piano, come da prassi, è stato sottoposto anche al parere dell’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), da cui ha ricevuto un esito positivo.
Prima che le azioni previste dal progetto abbiano avvio, il Parco Campo dei Fiori ha ritenuto opportuno, da una parte, indagare la percezione della popolazione nei confronti del cinghiale, e dall’altra, informare i cittadini della provincia di Varese, su cui insiste l’area protetta, sulle motivazioni che hanno portato alla necessità di attivare tale intervento, fornendo un quadro più completo possibile della tematica riguardante i cinghiali.
È stato quindi possibile approfondire la dimensione sociale legata al cinghiale nel bacino d’utenza della provincia di Varese, creando, al Parco Campo dei Fiori, i presupposti per attuare le azioni del Piano di Controllo e per fornire anche indicazioni utili agli aspetti comunicativi che accompagneranno gli interventi durante tutta la loro durata.